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venerdì 27 agosto 2010

Lavoro a intermittenza. Più di una moda estiva

Introdotto dalla legge Biagi nel 2003, il Job on call o lavoro a chiamata si è diffuso notevolmente negli ultimi anni. Secondo l'Istat, che da qualche anno a questa parte analizza il ricorso delle imprese a questo tipo di contratto nelle relazioni lavorative, nel 2009 il lavoro a intermittenza è salito del 75% rispetto a due anni prima. La flessibilità del lavoro non interessa soltanto i giovani ma ha trovato terreno fertile durante questi anni di crisi economica in molti settori e soprattutto coinvolgendo varie fasce d'età. Andando quindi oltre l'esigenza di conciliare la formazione personale dei giovani al bisogno di lavoro durante la stagione estiva. Le aziende che hanno proposto questo tipo di contratto ai propri dipendenti sono quasi raddoppiate dal 2007. I settori dove esitono più lavoratori on call sono quello alberghiero e della ristorazione: il 55% sul totale dei contratti a intermittenza e quasi il 38% della forza lavoro totale in Italia. Come conseguenza della crisi, i datori di lavoro nell'industria, nel commercio e nei trasporti preferiscono in quadrare il proprio personale in base a contatti on call a tempo indeterminato. Assente il lavoro a chiamata nel settore bancario e dell'intermediazione finanziaria. Il Veneto e il Nord Est si attestano fra le zone d'Italia che utilizzano maggiormente questa tipologia di contratto.

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