Avete mai pensato che anche la grandi aziende che popolano la rete possono inquinare?
Ebbene si, i colossi che per hanno un immagine assolutamente virtuale nella nostra mente hanno in realtà sedi, data center e centri di produzione che, come tutte le enormi strutture, inquinano, eccome!
Ogni azienda dovrebbe prima di tutto osservare una serie di regole atte a rendere sicuro l’ambiente di lavoro per tutti i dipendenti ma altrettanto importante è che ci sia grande attenzione nei confronti della “salute” dell’ecosistema che, alla fine influisce comunque sull’essere umano.
Greenpeace ha voluto vederci chiaro e stilando un report di 35 pagine ha individuato le aziende del web più “verdi” e quelle invece più inquinanti.
Dall’indagine svolta Yahoo si classifica come l’azienda del web più attenda alla salvaguardia dell’ambiente e del nostro ecosistema. I risultati positivi legati a Yahoo sono legati alla scelta che l’azienda ha fatto nel posizionare i propri centri di produzioni vicino a sorgenti energetiche naturali. In un anno più della metà dell’energia utilizzata dai centri Yahoo è energia pulita.
Anche altri colossi della rete hanno fatto grandi passi verso la sostenibilità dei propri data center e tra questi ci sono IBM, Akamai e Google (che ha recentemente investito in energia eolica circa 100 milioni di dollari).
Al contrario la Apple ha mostrato una scarsa attenzione alle problematiche ambientali risultando l’azienda più inquinante. Si è stimato che l’azienda della Mela consumerà col suo nuovo data center al momento in progettazione consumerà energia come circa 80.000 abitazioni!
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mercoledì 27 aprile 2011
giovedì 14 aprile 2011
Sicurezza alimentare e agropirateria: marchi DOP e DOC contraffatti
Il rapporto del Corpo Forestale sull’attività del 2010 ha evidenziato un aumento del 36% per contraffazioni alimentari e del 114% per gli illeciti amministrativi.
La guardia sulla sicurezza alimentare è sempre alta poiché i marchi DOP e DOC non sono mai davvero al sicuro!
Per fortuna a salire sono anche i numeri positivi che indicano la percentuale di sanzioni applicate e le persone denunciate, ma la contraffazione dei prodotti di qualità made in Italy sono un grande business per la criminalità e ogni anno questo volume d’affari sembra irrimediabilmente aumentare, nonostante i continui controlli.
Tra le regioni più colpite dall’agropirateria troviamo Piemonte, Calabria, Toscana e Marche.
Questa economia parassitaria specula sulla qualità dei prodotti a denominazione di origine protetta e controllata e ha fatto di alcune trasformazioni del settore agroalimentare degli ultimi anni un vantaggio per guadagnare fette sempre più grandi del mercato. L’aumento delle distanze tra produttore e consumatore, ad esempio, costituisce l’opportunità per gli agrocriminali, di inserirsi nella filiera alimentare e contraffare il prodotto con più facilità.
Purtroppo i marchi di qualità non sempre sono sufficienti a tener lontano il consumatore da prodotti contraffatti tanto che ne sono pieni anche gli scaffali dei supermercati.
La guardia sulla sicurezza alimentare è sempre alta poiché i marchi DOP e DOC non sono mai davvero al sicuro!
Per fortuna a salire sono anche i numeri positivi che indicano la percentuale di sanzioni applicate e le persone denunciate, ma la contraffazione dei prodotti di qualità made in Italy sono un grande business per la criminalità e ogni anno questo volume d’affari sembra irrimediabilmente aumentare, nonostante i continui controlli.
Tra le regioni più colpite dall’agropirateria troviamo Piemonte, Calabria, Toscana e Marche.
Questa economia parassitaria specula sulla qualità dei prodotti a denominazione di origine protetta e controllata e ha fatto di alcune trasformazioni del settore agroalimentare degli ultimi anni un vantaggio per guadagnare fette sempre più grandi del mercato. L’aumento delle distanze tra produttore e consumatore, ad esempio, costituisce l’opportunità per gli agrocriminali, di inserirsi nella filiera alimentare e contraffare il prodotto con più facilità.
Purtroppo i marchi di qualità non sempre sono sufficienti a tener lontano il consumatore da prodotti contraffatti tanto che ne sono pieni anche gli scaffali dei supermercati.
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lunedì 17 gennaio 2011
Il vaccino anti-stupefacenti si fa strada
La novità arriva dagli Stati Uniti, da una sperimentazione condotta nei laboratori dell'Università newyorkese Weill Cornell Medical e apre nuovi scenari nella lotta contro le dipendenze dalle sostanze psicotrope. Uno spiraglio per le persone che consumano droghe, perchè le aiuterebbe a guarire, attivando una risposta immunitaria in grado di bloccare il meccanismo della dipendenza. Se la sperimentazione del vaccino fosse estesa all'uomo, gli stupefacenti (soprattutto la cocaina e gli oppiacei) non rappresenterebbero più una minaccia per l'esistenza di chi è colpito dalla dipendenza e per l'incolumità delle persone vicine, soprattutto negli ambienti di lavoro e per la sicurezza sulle strade. Non sarebbero più necessari i test antidroga per gli autisti, dal momento che la risposta del metabolismo ne impedirebbe il consumo. Purtroppo la ricerca sugli uomini è stata bloccata di recente per alcuni insuccessi nelle fasi successive dello studio: i ricercatori statunitensi non demordono, perchè il principio immunologico è ancora da perfezionare. Secondo quanto pubblicato dalla rivista Molecular Therapy 1, il siero sperimentato sulle cavie è composto dall'associazione di frammenti del virus del raffreddore e di una molecola simile alla sostanza stupefacente che agisce sul cervello. La risposta immunitaria impedirebbe alle molecole della droga di entrare a contatto con i neuroni.
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