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lunedì 16 agosto 2010

Dal lavoro flessibile al precariato femminile

La maggiore flessibilità del lavoro femminile, attraverso contratti part time e occasionali, avrebbe dovuto essere un input per creare maggiori opportunità di impiego e minori difficoltà alle donne alle prese con la cura della famiglia e della casa (foto da newsfood.com). La realtà dei fatti ha smentito in gran parte questa previsione, creando il paradosso femminile del lavoro, percepito maggiormente al Sud Italia per effetto della crisi economica. Dai dati del rapporto Svimez, - Associazione per lo Sviluppo del Mezzogiorno - riguardante la condizione femminile, apparsi a fine luglio, le donne italiane in età lavorativa, pur essendo molto più istruite degli uomini (93,5% diplomate e laureate nel 41% dei casi al Nord e nel 51,3% al Sud) sono spesso vittime del precariato, hanno poche chance di inserirsi nel mondo del lavoro anche con contratti a tempo determinato, sono mal inquadrate rispetto al livello di istruzione, più povere dei colleghi uomini e costrette a migrare all'estero per potersi realizzare. Per la minoranza di fortunate che hanno ottenuto un lavoro a tempo indeterminato, si parla di un grande stess quotidiano nella gestione della carriera e dell'impegno per i figli e per la casa. L'Art. 37 della Costituzione, ha stabilito la pari dignità lavorativa e retributiva tra uomini e donne: dopo sessant'anni, purtroppo, siamo molto lontani dal traguardo della parità. In media, in tutta Italia, il 23% delle donne è a rischio povertà, al Sud meno di una donna su 3 è occupata.

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