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giovedì 22 luglio 2010

Lavoro nero in Italia: l'esercito degli sfruttati

Si tratta di un fenomeno anomalo quello del lavoro irregolare, profondamente radicato nella mentalità imprenditoriale e nel tessuto economico del nostro Paese. Per la prima volta dal 2000, la piaga del lavoro sommerso appare in aumento (foto da tasse-fisco.com).
Questo l'allarme lanciato dall'Istat a inizio luglio 2010: si stimano 8000 occupati in nero in più nel 2009 (da 10,2% a 10,5%). Un dato significativo se incrociato con l'aumento della disoccupazione giovanile. Sale così a quasi 3 milioni l'esercito degli sfruttati senza diritti, arrivando a contare il 12,2% della forza lavoro totale. Per i lavoratori inseriti in questo meccanismo, alimentato sia dalla concorrenza sleale specie di piccoli imprenditori sia dalla spirale dell'evasione contributiva/fiscale, svaniscono diritti essenziali come le norme contrattuali e sulla sicurezza sul lavoro. Un passo indietro su molti fronti.
Dalle statistiche fornite dall'Istat, si stima un'incidenza delle economie sommerse sul PiL del 17,5%: escludendo fatturati sottodichiarati e costi intermedi sovrastimati, una quota del 6,5% del PiL risulta cannibalizzata dalle assunzioni irregolari. Al primo posto si trovano gli irregolari residenti in Italia (55%), al secondo gli occupati regolari con altre attività in nero (31,6%) seguiti infine dagli stranieri clandestini (13,4%). L'agricoltura è il settore più colpito per la stagionalità, seguito dall'industria. Servono quindi misure innovative per limitare il fenomeno del lavoro nero.

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