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martedì 7 settembre 2010

L'istruzione in Italia: un disastro secondo l'OCSE

Ad infiammare di nuovo il dibattito sulle condizioni generali in cui si ritrova la scuola italiana arrivano le statistiche del rapporto OCSE "Education at a glance 2010" (foto da repubblica.it). I dati vengono diffusi proprio all'inizio del nuovo anno scolastico, nel momento clou della Riforma voluta dal Ministro Gelmini, mentre gli insegnati precari continuano a manifestare con lo sciopero della fame i loro dissensi contro tagli e "razionalizzazioni". Un quadro allarmante, se non si interviene nella giusta direzione. Secondo l'Ocse, l'Italia non si impegna nella spesa per l'istruzione: si investe male e poco. Soltanto il 4,5% del Pil è destinato alle scuole di tutti i cicli, quando la media dei Paesi Ocse industrializzati ammonta al 5,7%. All'anno per ogni studente vengono corrisposti dallo Stato 7950 dollari (media Ocse 8250), concentrati sulle scuole primarie e secondarie a svantaggio dell'Università. Un decimo della spesa pubblica italiana è rivolto alle istituzioni scolastiche, di questa porzione l'80% è investito per il personale docente e non docente, a scapito delle strutture, spesso fatiscenti e di dubbia sicurezza per studenti e insegnanti. Paradossalmente, maestri e professori sono retribuiti molto meno dei loro colleghi in altri Paesi, fino al 20% in meno al culmine della carriera. Gli alunni fino a 14 anni restano in classe più della media (8200 ore contro 6777): il rapporto, però, non fa riferimento alla qualità dell'insegnamento. Infine, poca l'apertura verso gli scambi con le scuole estere.

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