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giovedì 18 novembre 2010

Il lavoro nero nega l'assistenza alla famiglia

In occasione della seconda Conferenza Nazionale sulla Famiglia, che si è svolta a metà novembre a Milano, Donneuropee e Federcasalinghe hanno sottolineato l'irrinunciabilità del diritto alla cura e all'assistenza per tutte le famiglie. Secondo le associazioni, lo Stato non può tagliare risorse, al contrario, deve continuare ad impegnarsi nei confronti delle famiglie. Le istituzioni devono garantire sia i fondi, sia l'accessibilità al personale di assistenza, quest'ultimo dotato di una formazione adeguata. Lo Stato deve essere presente per le persone che vivono in condizioni di disagio o che hanno un familiare a carico, disabile o malato. Una riflessione, quella sulla regolarità dei lavoratori nei servizi alla persona e sulla disponibilità delle risorse a sostegno dei nuclei familiari, che ha portato il Presidente di Federcasalinghe a puntare nuovamente il dito contro il problema del lavoro sommerso. Le statistiche dell'Istat parlano di un Italia in balia del lavoro nero, quest'ultimo costituirebbe circa il 17% del Pil, con i suoi 7 miliardi di euro fantasma. Svicolando da imposizioni e tasse, il lavoro sommerso diminuisce il benessere delle famiglie, scaricando su queste l'onere delle cure e dell' assistenza. Un che peso grava moltissimo sul bilancio familiare. E che innesca il circolo vizioso del lavoro nero: le famiglie sono costrette a ricorrere al lavoro irregolare. In due modi: prestandosi ad un secondo lavoro non dichiarato per permettersi le spese o con assunzioni di lavoratori al nero nel settore dei servizi alle persone.

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